SILVANA MOSSANO
90 80 92: non sono le misure di una donna sinuosa. No. Sono le età di tre personaggi che, nella storia di Casale Monferrato, hanno lasciato un segno e che, nel mese di marzo, hanno festeggiato i compleanni: il 3 marzo Romana Blasotti Pavesi, storica presidente dell’Afeva (Associazione famigliari vittime amianto) ha compiuto 92 anni («Uno in più rispetto a ieri e adesso aspetto il prossimo»), il 12 marzo ne ha compiuti 90 Benedetto Terracini, il padre dell’epidemiologia italiana che ha fatto scuola negli studi epidemiologici sul mesotelioma, utili alla ricerca in Italia e nel mondo, esempio autorevole per molti scienziati che hanno seguito il suo esempio: per lui è stato organizzato un evento augurale internazionale in webinar («E’ stata proprio una bella festa»); infine, il 15 marzo, ha compiuto 80 anni Raffaele Guariniello, lo storico pubblico ministero torinese delle inchieste e dei processi Eternit, attualmente a capo di una commissione di lavoro, istituita dal ministero per l’Ambiente, per la riforma normativa in tema di amianto (sorvola sulla data, «non mi sono mai piaciuti i compleanni, neppure da bambino»).
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Mentre sotto l’aspetto giudiziario, il covid ha obbligato al posticipo del processo Eternit Bis (dal 27 novembre 2020 al 9 giugno 2021, davanti alla Corte d’Assise di Novara), in cui l’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny è accusato dell’omicidio volontario di 392 casalesi a causa della polvere d’amianto diffusa criminosamente dalla fabbrica Eternit (attiva per 80 anni, dal 1907), il cammino della ricerca prosegue, per piccoli passi ma su un tracciato ben segnato che coinvolge più centri italiani e internazionali in diverse parti del mondo. «E’ un tumore raro – spiega la dottoressa Federica Grosso, a capo dell’Unit Desease Mesotelioma che opera a scavalco tra Ospedale di Alessandria e Santo Spirito di Casale -: per convenzione, si considera raro un tumore che ha un’incidenza annuale inferiore a 6 casi su 100 mila persone all’anno». Però la distribuzione non è uniforme, ha spiegato l’oncologa che, proveniente dall’Istituto Tumori di Milano, da dieci anni si occupa di cura, assistenza e ricerca con i malati di mesotelioma: «Nel territorio Casale-Alessandria si arriva a conteggiare 72 casi su 100 mila abitanti uomini e 40 su 100 mila abitanti donne all’anno».
Si è parlato a lungo di picco della malattia atteso intorno al 2020. La dottoressa Grosso corregge il tiro: a un recente incontro in webinar del ciclo «Connessioni prossime», promosso da Aula Asbesto Amianto di Casale e Afeva, e organizzato da Ecofficina, ha riferito gli esiti di un recente studio: «Nei prossimi vent’anni, si prevedono 25 mila nuovi casi di mesotelioma in Italia, il picco è atteso nel 2024, ma la curva resterà ancora alta e calerà poi lentamente». Quel che non deve calare è l’impegno a cercare una terapia risolutiva per questa patologia su cui pesa, oltre alla tragedia della mancanza di cure efficaci, anche il profondo senso di ingiustizia.
«Il mesotelioma ha un grandissimo impatto sociale in questo territorio, tutti sono spaventati dalla malattia, molti vivono con l’idea “mi può succedere”».
Quel che è stato fatto e si fa nella struttura Alessandria-Casale è esempio in Italia e fuori (anzi, «è stato anche utile, di recente, come metodo adattato al covid, integrando assistenza, cura e ricerca»).
Spiega Federica Grosso: «Per i malati di mesotelioma abbiamo messo in piedi una squadra composta di diverse figure professionali che spaziano dall’oncologia, alla radiologia, alla psicologia, alle cure palliative (che non significano, qui, cure di fine vita, ma, sulla strada segnata per anni a Casale dall’oncologa Daniela Degiovanni, tra le maggiori palliativiste in Italia, «vengono attivate fin dalla diagnosi di mesotelioma, per sostenere meglio e rendere più efficaci le cure specifiche, standard e sperimentali)».
L’organizzazione che si è studiata e adottata per il mesotelioma ha consentito di entrare in una rete internazionale di centri in cui si fa ricerca: «Partecipiamo a studi clinici che si fanno nel mondo e possiamo offrire ai nostri pazienti le più aggiornate sperimentazioni terapeutiche».
Su che fronte si muove la ricerca? «Si parte dal presupposto che non esiste un solo tipo di mesotelioma. La principale differenza la fanno le cellule che circondano quelle di mesotelioma, cioè il microambiente tumorale: è su di loro che si concentrano gli studi, per demolirle in modo che non facciano da scudo a quelle cancerogene specifiche».
La ricerca avrà modo di incidere ancora di più, con maggiori fondi dedicati, quando (e se) la struttura di Alessandria diventerà sede di Irccs (Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico): da anni, all’ambito riconoscimento sta lavorando il dottor Antonio Maconi, direttore della «Infrastruttura Ricerca Formazione Innovazione» dell’Azienda ospedaliera di Alessandria. E’ nata anche, su suo input, la Fondazione Solidal che ha lo scopo di raccogliere fondi per la ricerca scientifica. Si legge nel sito https://www.fondazionesolidal.it/: «Solidal si presenta come un “intermediario filantropico” tra le esigenze sociali del territorio e la volontà dei donatori. E’ un partner capace di raccogliere risorse, tramite le donazioni ricevute dai benefattori e di restituirle al territorio, mettendo a disposizione dei donatori la propria professionalità, nella consapevolezza che donare è un’attività che presuppone delle competenze che vanno al di là della sola buona volontà».
Intanto, sono stati coinvolti anche i due grafici Lele Gastini e Elena Zecchin cui è stata affidata l’ideazione di nuovi format da utilizzare sui social dell’Azienda ospedaliera che consentano di spiegare in maniera più semplice e chiara la ricerca scientifica. Anche di questo si è parlato di recente a «Connessioni prossime», partendo dalla trasposizione grafica dei termini che riguardano il mesotelioma. Non è poi tanto lontano il tempo in cui questa parola riusciva persino difficile, pressoché impossibile, da pronunciare. Una giovane madre casalese si ammalò poco più di una trentina di anni fa. Un giorno mi disse: «Faccio fatica a respirare, mi hanno detto che ho una malattia… mesolioma, misotiloma… mah, non so come si dice, ma spero di guarire presto».
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Vero Silvana, grazie! Tre personaggi cui i Casalesi e (ovviamente) non solo! devono stima e riconoscenza per il grande ed eccezionale lavoro svolto, e in svolgimento, per sconfiggere la malapolvere e il mesotelioma e per affermare la giustizia. Come ben sappiamo, l’affermazione di questa lunga lotta va di pari passo con l’affermazione dei valori primari dell’umanità e della civiltà.
Ammirazione e riconoscenza per tre personaggi che ci ricordano come sia possibile, per ciascuno di noi, a livelli diversi ma tutti significativi, fare la differenza