
La RECENSIONE
del SABATO
“Destinazione speranza – il metodo Kant”, autore Vito Mancuso, edito da Garzanti, 2024, pp. 260.
In una frase: un saggio impegnativo, ricco di sorprese e soddisfazioni per il lettore.
Del professor Vito Mancuso, in questa rubrica era stato commentato l’agile pamphlet “A proposito del senso della vita” (https://www.silmos.it/2391-2/).Il volume di cui scrivo oggi è più corposo: ciò non deve scoraggiarne la lettura, perché la scrittura di Mancuso è chiara, scorrevole e del tutto priva di esibizionismo accademico.
BIOGRAFIA Vito Mancuso, teologo laico e filosofo italiano (n. Carate Brianza 1962), ottenuto il Baccellierato in Teologia, a ventitré anni è stato ordinato sacerdote, ma dopo qualche mese ha chiesto e ottenuto la dispensa dai voti, è sposato (con rito cattolico) e ha due figli. Non ha interrotto gli studi in Teologia (nel 1996 ha conseguito il dottorato), e ha intrapreso una brillante carriera nell’editoria collaborando con i più importanti quotidiani italiani; ora è editorialista de “La Stampa”. E’ stato docente all’Università San Raffaele di Milano e all’Università di Padova, attualmente è docente del master .in Meditazione e Neuroscienze dell’Università di Udine Tra le numerose pubblicazioni si citano: L’anima e il suo destino (2007); Obbedienza e libertà (2012); Conversazioni con Carlo Maria Martini (con E. Scalfari, 2012); nel 2013, Il caso o la speranza? Un dibattito senza diplomazia (con P. Flores D’Arcais) e Il principio passione. La forza che ci spinge ad amare; tutti nel 2014, Sinai (con N. Meroi), La vita segreta di Gesù e Io amo. Piccola filosofia dell’amore; nel 2015, Questa vita e Dio e il suo destino; Il coraggio di essere liberi (2016); Il bisogno di pensare (2017); La via della bellezza (2018); La forza di essere migliori (2019); nel 2020, Il coraggio e la paura e I quattro maestri; A proposito del senso della vita (2021); La mente innamorata (2022); Non ti manchi mai la gioia (2023); Destinazione speranza (2024). Per le sue convinzioni religiose è classificato tra i “cattolici progressisti” in contrapposizione, ad esempio, con Antonio Socci, leader mediatico degli “ultra – tradizionalisti”. Si suggerisce, come spunto di approfondimento: https://www.uccronline.it/2015/12/21/vito-mancuso-deluso-da-papa-perche-non-vuole-cambiare-la-dottrina/ (e si noti, in alto a destra, un ritratto di Immanuel Kant, con la sua frase: “ Il Vangelo è la fonte da cui è scaturita la nostra civiltà”).
Insomma all’autore interessa coinvolgere il lettore e non abbacinarlo o stordirlo con ragionamenti contorti e zeppi di paroloni. A questo proposito, mi piace sottolineare una peculiarità del testo: le parole sono spesso scandagliate con ricerca etimologica molto lineare, è un importante valore aggiunto, la lettura diventa più avvincente e le sorprese non mancano.
Ad esempio, verso la fine del saggio, l’autore riflette proprio sulla parola “speranza” e osserva: “Non a caso Isidoro di Siviglia nel VII secolo individuò l’etimologia di spes in pes, piede, collegando in questo la speranza al cammino della vita: «Spes (la speranza) è stata così chiamata in quanto è come il pes (il piede) di colui che cammina, quasi a dire est pes (è il piede). Da qui anche il suo contrario, desperatio (la disperazione): in essa deest pes (manca il piede) e non vi è possibilità di camminare»”. (p.233).
Questo libro è dedicato alla memoria di Immanuel Kant nel terzo centenario della nascita, ed è stato pubblicato nell’imminenza dell’Anno Santo 2025, da Papa Francesco dedicato alla Speranza. L’obbiettivo dell’autore è quello di convincere il lettore del nostro tempo sul seguente ragionamento: “Per essere idoneo alla vita, bisogna pensare che essa abbia un senso; e per pensare che essa abbia un senso, bisogna coltivare la speranza.” (p. 240).
Ma perché coltivare la speranza quando: “La disposizione della mente contemporanea è la volontà di potenza, ovvero l’assenza di ogni senso oggettivo di fronte a cui fermarsi, capire e obbedire. No, non esiste un senso oggettivo della natura, esiste solo il caso; non esiste un senso oggettivo della storia, esiste solo la forza; non esiste un canone etico, esistono solo convenienze e convenzioni; non esiste un canone estetico, esiste solo una sfilata di gusti e piaceri individuali. La distruzione di un senso oggettivo su cui normarsi e a cui obbedire è la condizione della volontà di potenza che, a livello di massa, si traduce in puro arbitrio, soggettivismo sfrenato, porci comodi.” (p. 15).
E allora? La proposta di Vito Mancuso è quella si adottare il “metodo Kant”. Immanuel Kant (1724-1804) è stato uno dei più famosi filosofi e pensatori dell’umanità, da professore universitario di Filosofia (filosofia significa “amore per il sapere”) diceva ai suoi allievi di non voler insegnare a loro soltanto il pensiero dei filosofi del passato, ma li voleva educare a pensare con la propria testa.
In altre parole, non ci si deve accontentare del sapere acquisito; occorre anche mettere in discussione i dati conosciuti e saper mettere in discussione sé stessi. I titoli degli scritti più famosi di Kant iniziano, non a caso, con la parola “critica” (Critica della ragion pura, Critica della ragion pratica, Critica del giudizio). Qui il termine “critica” non ha nulla a che vedere con “pregiudizio contrario”, “maldicenza”, “ostilità”. Critica sta a significare un onesto e leale confronto, una relazione destinata a produrre migliori risultati.
I collegamenti e i paralleli con i fatti e i valori vincenti del tempo presente sono continui e, mi vien da dire, spesso impietosi, ma l’ultima parola non è mai lasciata alla rassegnazione o alla disperazione, come nella convincente parte del saggio dedicata al paragone tra le virtù e i limiti dell’intelligenza umana e quelli dell’intelligenza artificiale.
“Destinazione speranza” dà al lettore un gradevole e spesso divertente supporto che facilita l’approccio al “metodo Kant”, ed è il racconto della vita del grande filosofo, spezzettato nei diversi capitoli, in corrispondenza dell’evoluzione del pensiero Kantiano: molti episodi e lettere personali, testimoniano una coerenza tra vita e idee professate davvero non comune.
Finale: i veri maestri insegnano un metodo e non si limitano a fornire nozioni. Questo libro è il libro di un maestro; da parte mia non condivido alcune delle conclusioni a cui arriva Mancuso, che ha comunque l’onestà intellettuale di precisare sempre se il concetto esposto derivi dal suo personale convincimento: mi sembra una prova in più del fatto che il metodo Kant possa funzionare. Bisogna provare a pensarci su, ed è affascinante.