Signor Schmidheiny, perché non viene, un giorno, al Parco Eternot? E’ un luogo suggestivo e pieno di vita, ora. Proprio lì, con i piedi sull’erba sotto cui è sepolto il male, potrebbe annunciare che i ricercatori che lei finanzierà hanno trovato la cura per guarire, in tutto il mondo, chi si ammala di mesotelioma. Ci pensi, signor Schmidheiny. Lo faccia. Io non smetto di chiederglielo e di sperarci.
Ci sono posti che non basta un libro a contenerne la storia, l’origine e la descrizione. Che non è sufficiente un book fotografico a riprenderli, pur in ripetuti scatti, nelle molteplici angolazioni. Che non è esaustivo un film per raccontare ogni perché e percome.
Ci sono posti che una voce sola, una sola coppia di occhi, una sola anima non ce la fa a esprimere tutto. Il Parco Eternot è uno di quegli stupefacenti luoghi caleidoscopici in cui – nell’immensità del silenzio, abbracciata soltanto dai suoni minimi, spontanei e mutevoli della Natura – rimbombano centinaia e centinaia di voci sommesse e urlate, lacrime stanche e rabbiose, sospiri, speranze, risate, progetti, vicende intrecciate o autonome. Tutte storie protagoniste, tutte meritevoli, tutte degne di narrazione.
Il Parco Eternot già nel nome è una storia intera.
Parco Eternot vuol dire «no Eternit», una assunzione di responsabilità netta e condivisa da un’intera collettività contro quell’epopea dell’amianto che si presentò benigna, ma «lutti infiniti addusse» a tanta gente perbene.
Eternot vuol dire «mai più né amianto né altre porcherie – qui o altrove – che fanno ammalare e morire».
E Parco vuol dire che quella presa di posizione non riguarda soltanto il passato, sepolto in un sarcofago sotto l’erba, e i viali, e i giochi dei bambini, e gli alberi, e l’agorà, e la pista di atletica; riguarda l’oggi e il domani; anzi, è intriso di un fiducioso «per sempre» che verrà. Di sicuro verrà. Nell’attesa, il Parco Eternot ha accolto, nel suo epicentro, un Monumento vivente di piante Davidia involucrata (creato dall’artista Gea Casolaro) che produce fiori come fazzoletti bianchi in grado di asciugare le lacrime, fino a che non sarà più necessario asciugarle.
Il Parco Eternot – 29 mila metri quadrati di terra buona riportata sulla spianata gettata sui cattivi detriti della più grande fabbrica dell’amianto d’Italia e tra le più grandi d’Europa, attiva tra il 1907 e il 1986 – fu inaugurato il 10 settembre 2016 e visitato, pochi giorni dopo, il 24 settembre, da Sergio Mattarella. Ci voleva il presidente della Repubblica in persona per un evento di quella portata.
Il 10 settembre è diventata una delle ricorrenze nobili della città di Casale Monferrato. Lo scopo, in questa data, più che ricordare è quello di rinnovare l’impegno a non deflettere rispetto al progetto salvifico fondato sui cardini della ricerca, della bonifica e della giustizia.
Il programma degli eventi, nel nono anniversario dall’inaugurazione del Parco, si articola tra il mattino e il pomeriggio di domani, mercoledì 10 settembre. Poiché le previsioni meteo preannunciano pioggia, le iniziative pomeridiane vengono trasferite al Salone Teatro Tartara, in piazza Castello. Al mattino, invece, al Parco Eternot saranno di aiuto ombrelli e keeway.
Alle 9,45, la giornata si apre con un ricordo dedicato «alla» Romana, la mitica combattiva presidente dell’Afeva (Associazione Famigliari e Vittime Amianto), morta lo scorso anno ultranovantenne. Intervengono il sindaco Emanuele Capra e l’attuale presidente di Afeva, Giuliana Busto. Alle 10, è prevista la scopertura di una targa commemorativa dedicata a Romana accanto alla scultura «L’aquilone di Romana», che era stata realizzata a suo tempo dall’artista Italietta Carbone. La cerimonia sarà punteggiata dalle note degli studenti della media Trevigi che frequentano l’indirizzo musicale e, si dice, dalla stessa voce stentorea di Romana.
Al pomeriggio, alle 17,30, al Tartara, si prosegue con la musica: il Pop Singers Choir guidato da Ale (Alessandra Accornero) e Fred (Frediano Perucca) terrà il concerto dal titolo evocativo «Un nuovo giorno». Così come il titolo, anche il repertorio delle canzoni è stato scelto accuratamente per esprimere la fiducia e la speranza nel futuro che dal Parco Eternot trae radici.
Alle 19, seguirà la presentazione del podcast «La città d’amianto», firmato da Sara Poma e prodotto da Chora Media per la piattaforma Rai Play Sound. Un appuntamento speciale; infatti, il podcast è uscito a maggio, ha subito riscosso molto interesse ed è già stato presentato in diverse località (il 27 settembre sarà a Torino al Circolo dei lettori), ma, per la prima volta, viene proposto nella città in cui tutto è avvenuto. Così l’incipit: «Questa è la storia di Casale Monferrato e della fabbrica Eternit…».
Per questa occasione particolare, ci sarà il giornalista scrittore Mario Calabresi, già direttore di quotidiani nazionali, cofondatore di Chora Media che dirige; Calabresi converserà con l’autrice Sara Poma e con le tre donne che hanno dato voce al podcast: Daniela Degiovanni, Assunta Prato, Silvana Mossano.
Benissimo Silvana! Grazie mille!!! Come diceva la Romana : NON MOLLIAMO!!! Di questi tempi non è facile! Grazie!
Grazie Silvana, non mancherò a domani!