
RECENSIONE di SERGIO SALVI
“Il tempo invecchia in fretta”, autore Antonio Tabucchi, edito da Feltrinelli, 2009, pp. 171.
In una frase: racconti utili, contro il logorio della vita moderna …
Il romanzo più noto di Antonio Tabucchi (Pisa, 1943- Lisbona, 2012) è “Sostiene Pereira”, pubblicato nel 1994, plurivincitore di importanti premi letterari, e punto di riferimento dei difensori della libertà di informazione nei confronti di tutti i regimi autoritari. A quest’opera si ispirò il regista Roberto Faenza per realizzare l’omonimo film, con Marcello Mastroianni nel ruolo del protagonista.

Antonio Tabucchi nasce a Pisa il 24 settembre 1943. Si laurea nel 1969 con una tesi sul Surrealismo in Portogallo. Frequenta successivamente la Scuola Normale Superiore di Pisa e nel 1973 inizia a insegnare lingua e letteratura portoghese a Bologna. Dedica la sua vita e gli studi al poeta Fernando António Pessoa, traducendo, insieme alla moglie Maria José de Lancastre, le sue opere in italiano. Il primo romanzo di Tabucchi, nel 1956, è Piazza d’Italia. Nel 1984 esce Notturno indiano, da cui, nel 1989, è stato tratto un film di Alain Corneau. La sua opera più famosa, Sostiene Pereira, vede la luce nel 1994. Nel 1996 scrive La testa perduta di Damasceno Monteiro e nel 2001 il romanzo epistolare Si sta facendo. ll 1998 è l’anno in cui riceve dall’Accademia Leibniz il Premio Nossack e con Si sta facendo Tabucchi vince nel 2002 il premio France Culture (la radio culturale francese) per la letteratura straniera. Antonio Tabucchi ha collaborato con il «Corriere della Sera» ed «El País». I suoi libri vengono tradotti in 18 lingue. Muore il 25 marzo 2012 per malattia.
“Il tempo invecchia in fretta” è, invece, un’affascinante raccolta di racconti (genere letterario tutt’altro che semplice) il cui filo conduttore è ripreso da un’antica frase attribuita al greco Crizia, filosofo presocratico: “Inseguendo l’ombra, il tempo invecchia in fretta”.
I protagonisti di tutte le storie di questo libro, che non hanno tra loro legami narrativi, tranne, per l’appunto, quello di reggersi sullo stesso filo conduttore, si trovano a doversi confrontare con il tempo; a volte durante una vicenda che stanno vivendo, a volte scandagliando la loro memoria.
Qua e là si incontrano anche personaggi famosi, individuabili facilmente (Bertolt Brecht, Palmiro Togliatti, Papa Benedetto XVI) anche se seminascosti nelle riflessioni dei protagonisti, ma non sono mai essi il fulcro della narrazione, il messaggio di Tabucchi è molto umano e contiene una forte fiducia nella capacità della persona di affrancarsi: “E intanto i cavalli giravano in cerchio, sempre più rapidi, rapidi come i suoi pensieri anch’essi diventati un cerchio, un pensiero che pensava se stesso, si accorse solo di pensare che pensava, nient’altro …” (p. 24).
Essere consapevole di pensare è il primo passo del percorso di pacificazione con sé stessa della protagonista del primo racconto “Il cerchio”, una giovane donna di origini magrebine, moglie del rampollo di una facoltosissima famiglia svizzera, scossa da dubbi e incertezze, soprattutto perché dal suo matrimonio non sono ancora nati eredi per la dinastia.
Ben quattro dei nove racconti hanno il sottofondo storico/sociale in comune: sono infatti ambientati anche in luoghi e tempi in cui era in vigore il Patto di Varsavia (Germania Est, Ungheria, Polonia, Romania): si stratta di storie scritte nel primo decennio di questo secolo e Antonio Tabucchi (con lui tantissimi di noi) non immaginava di sicuro quanto poco tempo sarebbe stato sufficiente a feroci, ciniche e cupe autocrazie per riconquistare una così pericolosa rilevanza in Europa. L’autore, già allora, ha comunque sentito il bisogno (e ciò in coerenza con gran parte della sua importante produzione letteraria) di sottolineare l’assurdità del potere quando pretende di controllare il pensiero umano: è solo questione di tempo, appunto, quella pretesa è comunque destinata a fallire.
Finale: forse alcuni ricordano lo spot pubblicitario nel quale il grande attore Ernesto Calindri, seduto a un tavolino collocato nel bel mezzo di un incrocio stradale molto trafficato, sfogliava il giornale sorseggiando un amaro, con aria serena e soddisfatta, mentre intorno sfrecciavano automobili in una cacofonia di motori, clacson, pneumatici. Rivedo oggi, in quella situazione, molti di noi, assediati da mille messaggi, notizie, allarmi e allarmi cessati, telefonate spam e non spam, rumori e strattonamenti vari, così affannati a inseguire ombre o pseudo-ombre da dimenticarci di pensare. E, intanto, il tempo invecchia in fretta; spendiamone un po’ di più leggendo buoni libri!
Parole vere, parole sagge , che ognuno di noi dovrebbe stamparle in testa, però il tempo passa e tutto invecchia (anche noi!)