Ieri, a Palazzo Sangiorgio di Casale Monferrato, il primo incontro ufficiale tra il sindaco, portavoce della collettività, e i dirigenti della nuova fondazione che riunisce medici, ricercatori, pazienti e finanziatori. Oggi – 9 ottobre – e domani – 10 ottobre – Congresso a Bergamo per fare il punto sulle cure e i progetti per nuove terapie contro il mal d’amianto
MET.I. si presenta: il network scientifico Mesothelioma Team Italia, costituito formalmente lo scorso anno, ha scelto la vigilia del Congresso annuale, che si svolge a Bergamo oggi – giovedì 9 – e domani – venerdì 10 ottobre -, per incontrare ufficialmente per la prima volta la città di Casale Monferrato, simbolo mondiale della lotta all’amianto.
È avvenuto ieri – mercoledì 8 ottobre – nella sede istituzionale più rappresentativa della collettività, il Palazzo Municipale, in una riunione presieduta dal sindaco Emanuele Capra; nel suo saluto di accoglienza, ha detto chiaramente: «Il mesotelioma, purtroppo, ha rappresentato e rappresenta una ferita grave per la città. Da sempre, cittadini e istituzioni, insieme, ci siamo fatti portavoce a sostegno della ricerca». Erano presenti esponenti di Afeva (l’attiva associazione casalese di famigliari e vittime d’amianto)
MET.I., che pone la ricerca tra gli obbiettivi prioritari della propria agenda operativa, doveva appunto partire da Casale. Il progetto della Fondazione MET.I. (totalmente no profit) si fonda su alcuni pilastri portanti, sintetizzati dal presidente Giovanni Luca Ceresoli, oncologo di fama internazionale, responsabile dell’Oncologia Pneumologica e Urologica dell’Ospedale Humanitas di Bergamo: «Garantire ai malati di mesotelioma percorsi diagnostici e terapeutici adeguati e omogenei su tutto il territorio nazionale; mettere insieme le migliori energie scientifiche per la ricerca; garantire una maggiore consapevolezza di questa patologia in tutta Italia; recuperare fondi necessari ad approfondire le conoscenze della malattia e alla ricerca di nuove terapie».
«Si è partiti da un territorio ferito gravemente da questo male per coagulare il massimo impegno massimo a fare sempre di più per i pazienti, che hanno bisogno di risposte alle domande più comuni: perché il mesotelioma ha colpito proprio me? Dove posso essere curato al meglio? Quali sono le terapie più efficaci e le innovative quando quelle standard dovessero fallire?»: così ha esordito l’oncologa Federica Grosso, responsabile della Struttura Dipartimentale di Mesotelioma e Tumori Rari dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria, a scavalco con l’ospedale di Casale. In MET.I., oltre a essere tra i medici fondatori con Ceresoli, Giuseppe Lo Russo, Giulia Pasello e Paolo Andrea Zucali), ricopre il ruolo di segretario scientifico. Per ribadire la centralità casalese rispetto alla piaga del mesotelioma, Grosso ha elencato alcuni parametri: «L’incidenza di pazienti di mesotelioma nel mondo è di 0,3 su 100 mila, mentre in Italia, si contano 3,5 casi su 100 mila uomini e 1 caso su 100 mila donne». E a Casale? «Ben 50 casi su 100 mila uomini e 56 casi su 100 mila donne: le donne stanno superando la percentuale degli uomini perché la causa della malattia non è più dovuta prevalentemente a esposizione professionale, bensì ambientale».
Quindi, ci vuole un network scientifico specifico per il mesotelioma. E questo è, appunto, MET.I., «che si propone di lavorare in rete coinvolgendo i pazienti in tutte le fasi».
Non a caso, l’idea di dare vita alla fondazione è nata sull’esperienza di TU.TO.R., l’associazione nata nel 2017 che si prefigge di «dare voce a chi non ha voce», cioè i pazienti affetti da Tumori Toracici Rari (da qui il nome in acronimo). Ha spiegato la presidente Laura Abate-Daga: «Siamo partiti con l’obbiettivo di creare un luogo in cui i malati e i loro famigliari potessero conoscere e condividere informazioni su terapie e centri di cura più accreditati, ma il ruolo dei pazienti può diventare ben più efficacemente attivo; è fondamentale, infatti, l’interazione con medici e ricercatori per fornire loro informazioni puntuali circa l’impatto che le terapie via via proposte hanno sulla quotidianità e sulla qualità della vita. chi più dei pazienti può spiegarlo?».
Imprescindibile, poi, il supporto finanziario.
La Fondazione Buzzi Unicem, nata nel 2003 con lo scopo di concentrare l’attenzione della ricerca sul mesotelioma, è decisa a credere e a investire in MET.I. Lo afferma la presidente Consolata Buzzi: «Quando si è fatta strada l’idea di Met.I., fondata su un lavoro di gruppo, mi sono detta che era ed è assolutamente la strada da seguire». La Fondazione Buzzi Unicem, in poco più di vent’anni, ha investito circa 6 milioni di euro in progetti di ricerca sul mesotelioma. Ora intende stanziare per MET.I. «500 mila euro in tre anni, impegnandosi comunque ad assicurare il sostegno per almeno cinque anni. La presidente Buzzi è consapevole che non bastano le risorse della Fondazione Buzzi Unicem a garantire la copertura finanziaria della ricerca che Meti si propone di portare avanti, ma è il punto di partenza per stimolare altri tipi di finanziamenti (e, nel frattempo, si occupa anche concretamente di tutti gli aspetti amministrativo-gestionali).
Fausto Chilò, membro del cda di Fondazione Buzzi Unicem e tesoriere della Fondazione Meti, ha ricordato che questo modello di «fondazione di partecipazione» che si è concordato di creare, ha richiesto circa un anno e mezzo di intenso lavoro preparatorio «per arrivare a garantire l’assoluta indipendenza e libertà di azione della componente scientifica e, al contempo, la massima serietà e trasparenza della governance amministrativo-finanziaria. Nessuno ha la maggioranza dei voti, tutto va deciso con la condivisione degli obbiettivi».
Ha anche sottolineato che il marchio MET.I. («ultimo dono del grande designer italiano Elio Carmi, morto nel 2024 di mesotelioma» come ha ricordato Federica Grosso) è stato registrato in tutta Europa.
Ma la grande fiducia nel futuro parte da un interrogativo nel presente: «A che punto è la ricerca di una terapia efficace contro il mesotelioma?».
«Non ancora quello che vorremmo tutti noi – ha ammesso l’oncologa Federica Grosso -, ma molto si è fatto e tanto è cambiato dal 2009 a oggi».
«Prima il mesotelioma era una “malattia orfana”, perché è considerato tumore raro – ha aggiunto il professor Ceresoli – E’ vero che i tempi della ricerca sono lunghi, ma, finalmente, anche le case farmaceutiche hanno cominciato a investire».
Nella prima delle due giornate di congresso a Bergamo (cui, tra l’altro, si può partecipare da remoto, collegandosi in internet) viene anche assegnato, per la prima volta, il Premio MET.I. dedicato alla memoria del professor Federico Rea. Destinatario del riconoscimento è il professor Renato Balduzzi, già ministro della Salute. La motivazione recita: «Per l’instancabile dedizione, l’impegno e la professionalità dimostrati nella lotta contro il mesotelioma e le malattie da amianto, a tutela della salute, della dignità e dei diritti delle persone colpite. Con gratitudine e stima».
Bellissimo grazie ! Da speranza
Grazie mille Silvana!
Bene! Più è l’impegno e, possibilmente, il coordinamento concreto della ricerca, ovviamente si accorcia la strada per la sconfitta anche del mesotelioma.
La cura e l’impegno fanno sentire ‘visti’ i malati. Bellissimo progetto, grazie di averlo raccontato dando voce a tutti
Un sentito grazie per l’impegno.